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Nella Costantinopoli del IV secolo, punto di scontro tra le culture di Atene e di Gerusalemme, dove rivaleggiano eresie e ortodossia cattolica, tra crisi economiche, rivendicazioni sociali, superstizioni, congiure, rivolte affogate nel sangue, un medico ebreo indaga sulla morte sospetta di un vescovo goto di fede cristiana ariana, colpevole di aver formalizzato una lingua gotica, ritenuta da Roma arma di eversione ed emancipazione dei Barbari. Sullo scenario dei due Imperi Romani, quello agonizzante d'Occidente, e quello ambizioso d'Oriente, si intrecciano le trame di servizi segreti, eunuchi, traditori, funzionali corrotti, ecclesiastici fanatici e cortigiani faziosi animati da un unico scopo: depurare il cattolicesimo del suo virus sovversivo e orientarlo nel solco della tradizione romana.